NOBILI DELL’ORDINE DI SANTO STEFANO

 

 

VENTURINI

CAVALIERI E NOBILI DELL’ORDINE DI SANTO STEFANO

 

Questo cognome appare nella storia all’alba del Milletrecento in una città del Périgord in Francia.

 Un antica famiglia infatti Pier Tommaso Entrato a vent'anni nel severo ordine monastico dei Carmelitani, nel 1345 venne eletto Procuratore Generale dell'Ordine presso la Curia papale ad Avignone. Abile negli affari, brillante predicatore, zelante nel bene, si fece notare, pur nella modestia di carmelitano, dalla Curia pontificia. Vescovo di Patti e Lipari nel 1354, fu più volte Legato Pontificio in delicate missioni di pace fra i principi cristiani, per la difesa dei diritti della Chiesa presso i più potenti monarchi del tempo e per promuovere l'unione degli ortodossi bizantino - slavi con la Chiesa romana, per la crociata antimusulmana e la liberazione della Terra santa.

 

Innocenzo VI lo mandò a Genova, per negoziare la pace tra Milano e la Repubblica di Venezia. Subito dopo, nominato Vescovo, rappresentò il Papa presso l’Imperatore Carlo IV. Poi fu inviato in Serbia, per sanare uno scisma sorto in quel paese. Si fece mediatore tra l’Ungheria e Venezia, che covavano vecchi rancori. Finalmente giunse a Costantinopoli, per trattare l’unione della Chiesa greca con quella cattolica, che ebbe luogo 80 anni dopo, nel concilio di Firenze.

 

Tornato ad Avignone, fu trasferito nel 1359 alla sede di Corone (Peloponneso) come Legato Pontificio per l' Oriente; nel 1363 fu promosso Arcivescovo di Creta e l'anno seguente Patriarca latino di Costantinopoli, nel quale ufficio si acquistò la fama di apostolo dell'unità della Chiesa. Ebbe addirittura il comando di un corpo di spedizione. In Oriente, Pietro Thomas aveva conosciuto un altro Pietro, Re di Cipro, isola cristiana per sentimenti e tradizione, ma stretta come un cuneo tra le coste dei paesi infedeli.

 

Il Re di Cipro vagheggiava una Crociata contro i Turchi, e Pietro Thomas, Legato Universale per l’Oriente, aderì a questa idea. Nel 1365 il corpo di spedizione al suo comando si unì all'esercito cipriota. Lo sbarco avvenne sul delta acquitrinoso del Nilo, e con un abile colpo di mano venne occupata la città di Alessandria. Ma l’esercito cristiano non poté reggere al contrattacco dei Turchi. Fu necessario il reimbarco, dopo appena una settimana.

 

San Pietro Thomas fu nel mezzo di quella battaglia, con in mano, non la spada, ma la Croce. Venne ferito, riuscendo però a salvarsi. Tornò a Cipro. Da buon ambasciatore, voleva tornare dal Papa, per riferire sull'esito sfortunato della spedizione. Ma per le feste di Natale venne colto dai brividi. Le ferite ricevute in battaglia lo consumavano nella febbre dell'infezione.

 

Morì nell'isola di Cipro, nel convento di Famagosta, nel giorno dell'Epifania del 1366, dopo aver distribuito tutti i suoi averi.

Un ramo di questa casata appare qualche anno dopo in Sardegna con personaggi storici assai famosi. Nel 1688 Carlo II, Re di Spagna concesse a Giuseppe i titoli di cavaliere e di Nobile. Don Andrea, Don Giovanni, Don Antonio e Don Salvatore nel 1698 furono abilitati ad intervenire al parlamento Generale di Sardegna. Secondo alcuni storici risultava anticamente una casata con stirpe nobiliare fiorita nel Regno di Napoli e si vuole discenda da un guerriero andato a combattere in Terrasanta. Le prime notizie si riferiscono a due militi Matteo e Antonio.

La casata godette Nobiltà a Venosa (Potenza), e in Salerno al seggio di Campo. Possedettero la baronia di San Maritino, la contea di Sarno nonché i marchesati di Altavilla (Salerno) e Guardiabruna  (Chieti).

 Francesco fu un celebre pittore del 1700.

Un ramo i questa casata si stanzio a Forenza (Potenza) e a Pisa dove riconosce nel capostipite Soldano figlio di Bonaccorso che combatté alla Battaglia di Montaperti.

Un ramo di questa casta stanzio nel 1660 in Trento ove nel 1557 un Vincenzo fu  Podestà e venne ascritto a quel patriziato, e nel 1603 innalzato dall’Imperatore Rodolfo II alla nobiltà dell’impero. Godè la signoria della villa di Povo e delle terre di seregnano.